29/06/20235 Minuti

La fabbrica del domani per il benessere di tutti


San Stino di Livenza, 29 giugno. «La fabbrica del domani è una comunità dove si affermano nuovi paradigmi ed esigenze: la qualità della vita, il bilanciamento tra vita personale e lavoro, la crescita professionale, la flessibilità e la sicurezza con l’obiettivo di star bene in fabbrica e fuori». Queste le sfide del futuro a cui guardano i Giovani Imprenditori, secondo le parole di Alice Pretto, presidente dei Giovani Imprenditori Confindustria Veneto Est, che ieri ha introdotto la prima Assemblea Generale Pubblica del Gruppo tenutasi nello stabilimento dell’azienda Dal Ben a Sai Stino di Livenza. “Essere.Fabbrica del domani” il titolo scelto per l’evento, un chiaro richiamo alla volontà di guardare a una nuova generazione di capitani d’impresa e leader di domani. Ad aprire i lavori i saluti di Gabriele Dal Ben, Presidente e AD di Dal Ben S.p.A., che ha raccontato la propria storia quando appena ventenne si è trovato davanti a un bivio: scegliere se comprare la sua prima auto, oppure un tornio usato.

Inutile dire quale direzione abbia preso la sua storia, guardando al presente, ovvero un’azienda da 120 dipendenti, leader in diversi settori, dal siderurgico all’idroelettrico, e che guarda anche a nuovi mercati, come l’astrofisica e il nucleare. «Tutto ciò è stato possibile perché abbiamo saputo far star bene e valorizzare i nostri lavoratori — ha raccontato Dal Ben – Il primo dipendente assunto è ancora in azienda. Mai nessuno si è licenziato». Ai giovani imprenditori lancia un monito: «Fate il vostro lavoro con passione e responsabilità, investendo per fare in modo che le aziende che guidate siano sempre più sostenibili». Nel mondo del lavoro d’oggi ci sono però anche delle problematiche e lo sottolinea proprio Alice Pretto: «Oggi si sente dire sempre più spesso che le persone non hanno più voglia di lavorare, che sì licenziano troppo in fretta, complici anche i sussidi per gli inoccupati. Il 93% delle persone non sono contente sul proprio luogo di lavoro. Mi chiedo allora che futuro abbiamo davanti? Di cosa abbiamo bisogno per credere nel domani? Per credere che le nostre aziende passano essere competitive a livello globale?

Noi giovani imprenditori crediamo ancora che lavorare significa realizzare i propri sogni e vogliamo supportare le ambizioni dei giovani. Giovani che ci chiedono responsabilità, fiducia, e di saper diventare “fabbrica del domani”. Noi siamo qui per alimentare questa fiducia, puntando a fare la differenza». La fabbrica postmoderna è molto di più e di meglio d’una macchina per fare profitto, secondo gli industriali, una comunità di persone legate da passioni, conoscenze e scelte condivise, volte alla crescita professionale prima del reddito, come conferma una parola tipica della cultura d’impresa: competitività che affonda le radici nel lessico latino “cum” e “petere”: muoversi insieme verso un orizzonte comune. Concetto che ha richiamato anche Leopoldo Destro Presidente Confindustria Veneto Est: «La fabbrica del futuro dovrà avere al centro l’uomo e le relazioni con l’uomo. Per questo è fondamentale investire sul welfare aziendale. Dobbiamo guardare anche al territorio che sta attorno a noi, per essere tutti assieme, perché le sfide future le vinciamo tutti assieme», Come dovrebbe essere la fabbrica del domani se l’è quindi chiesto Marina Puricelli, del Dipartimento di Management e Tecnologia Università Bocconi, chiudendo l’assemblea. La risposta che si è data è di fabbriche guidate da “famiglie”, che sappiano guardare ai bisogni e al benessere dei propri lavoratori, come anche alla cura e alla qualità del lavoro prodotto, che sappiano riconoscere il merito, senza compromessi. Fabbriche guidate da imprenditori senza manie di onnipotenza e che sappiano focalizzarsi su uno specifico core business. Fabbriche guidate da imprenditori che abbiano speranza nel futuro. «Ma in fondo — ha concluso Puricelli — la “fabbrica del domani” è già qui in moltissime realtà, guidate da imprenditori temerari, ma con i piedi per terra. Dove le persone non rappresentano numeri».